Le antenate delle moderne semiauto – FN browning 1900 e 1903

( di Carlo Merlotti)

In Europa alla fine del 1800 erano già stati costruiti vari prototipi di pistola semiautomatica, come quelli progettati  da Bayard, Bergmann, Borchardt, Mauser e Schwarzlose ecc. Alcuni di essi entrarono anche in produzione ed in commercio, come le Borchardt del 1893 e Mauser del 1896, tuttavia erano armi che per aspetto, dimensioni e praticità d’uso erano piuttosto lontani dall’idea che abbiamo oggi di pistola.

Volle il destino che un tal John Moses Browning, interessato a sviluppare i suoi brevetti per  pistole a chiusura a massa, non avendo raggiunto in patria un accordo con la Colt,  non  interessata a questo tipo di arma, decise di trasferirsi in Belgio, dove stipulò un contratto di collaborazione con la Fabrique Nationale de Herstal.

 

 Browning dopo aver costruito alcuni prototipi aveva sviluppato un progetto  definitivo d’arma già a partire dal 1897, ideando anche la cartuccia calibro 7,65 x 17 mm (32 ACP per gli americani) più comunemente nota come 7,65 Browning.

Entrata in produzione nel 1899 e conosciuta dai collezionisti come Old Model  oppure Browning No.1, dopo varie prove nel marzo del 1900 venne adottata dall’esercito Belga con la denominazione di “Pistolet Automatique M.le 1900 pour Officiers”,  nonostante sparasse una cartuccia da 7,65 mm tutto sommato leggera e relativamente poco potente per l’uso militare. Ma il modello 1900,  prodotto tra il 1899 ed il 1912,  era una pistola semplice e robusta da considerarsi come la prima vera semiautomatica da difesa, sia per il  calibro adeguato, che per essere una pistola veramente “tascabile” ,  e godette immediatamente di  buon successo commerciale. Venne utilizzata da svariate forze di polizia ed  i Francesi, carenti di armi corte allo scoppio della Grande Guerra, acquistarono le Old Model reperibili sul mercato interno, per dotarne i propri ufficiali.   Altrettanto fecero gli Austriaci, i quali, nel corso del primo conflitto mondiale, acquistarono parecchi esemplari per integrare le loro pistole di maggior calibro ed ingombro, mentre molti ufficiali Italiani la utilizzarono come arma fuori ordinanza. La pistola, alimentata tramite  caricatore posizionato nell’impugnatura contenente sette cartucce,  aveva un peso di 625 grammi e una canna da 102 mm avvitata sul fusto con rigatura destrorsa a 5 scanalature. Una delle sue peculiarità  consiste nella molla di chiusura della culatta, situata superiormente alla canna, la quale è utilizzata anche per attivare il meccanismo di percussione. La sicura è azionata tramite una leva rotante,  posta sulla sinistra del castello, che consente anche di mantenere in posizione d’apertura l’insieme carrello – culatta.  Pur avendo aspetto simile a quello delle pistole automatiche odierne, la Browning 1900 peraltro aveva costi di produzione piuttosto elevati a causa della relativamente complessa impostazione meccanica ma nonostante questo rappresentò un punto di riferimento nella produzione armiera dell’epoca tanto che anche la Colt americana, partendo dal brevetto della Old Model, introdusse sul mercato il suo Mod. Colt Pocket, in cal. 32 ACP. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PS  a titolo di curiosità:   sebbene varie fonti sostengano che il serbo Gavrilo Princip abbia utilizzato una Mod. 1900 per compiere l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, che costò la vita all’arciduca  Francesco Ferdinando d’Austria ed alla sua consorte, pare che in realtà sia stata utilizzato un modello successivo,  pare il mod. 1910.

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Solo pochi anni dopo Browning mette in cantiere un nuovo progetto d’arma: il modello 1903 o “Modèle de Guerre”, con una impostazione meccanica semplice e funzionale e che a tutti gli effetti si può definire  la prima pistola automatica moderna, anche nelle forme, ancora attualissime, che preannunciano quelle della Colt 1911

 

                                                                        Browning mod. 1903

 

La canna presenta tre risalti semilunari sotto la camera di cartuccia che si inseriscono in corrispondenti fresature presenti nel fusto, risultandone un complesso rigidamente solidale. Il carrello otturatore con cane interno invece è libero di muoversi, scorrendo le sue guide su quelle  ricavate nel fusto e, grazie alla sua massa ed alla resistenza esercitata da una robusta molla di richiamo posta sotto la canna, si realizza la temporanea chiusura dell’arma al momento dello sparo. Questa chiusura definita “a massa” (od anche chiusura labile o semplice) è comunque abbastanza robusta da supportare una munizione più idonea all’uso militare, infatti il caricatore, dalla capacità di 7 cartucce, contiene un 9 mm ideato da Browning:  il 9 mm Browning long.  Sul lato sinistro dell’arma è visibile la leva che blocca il carrello aperto a fine colpi ma, essendo piatta,  non è possibile usarla per chiudere l’otturatore come nelle semiauto moderne . Per riportare il carrello in chiusura era infatti necessario tirarlo indietro, dopo aver tolto o sostituito il caricatore. Lo smontaggio dell’arma, che pesava 930 grammi, era più semplice rispetto al mod. 1900, occorreva. semplicemente arretrare il carrello, che veniva bloccato alzando la leva della sicura su di un intaglio su di esso, in modo che la canna risultasse esposta. A questo punto, era sufficiente ruotare la canna di circa 90 gradi, svincolandola dai tenoni di blocco ricavati nel fusto, quindi bisognava sbloccare il carrello abbassando la leva della sicura, e, far scivolare il complesso canna/carrello in avanti, separandolo dal fusto. L’arma, venne accolta molto favorevolmente e  prodotta in quantità notevoli; fu adottata dall’esercito belga e da quello svedese ( che la mantenne in servizio fino al 1941) ma in tutto il mondo è stata  anche oggetto anche di  numerosissime copie non autorizzate ( molte furono le copie “pirata” spagnole).